30/01/13

"E tu l'hai mai visto Lost?"



Il ragazzo al pub, seduto al tavolo in fondo con una birra rossa doppio malto davanti, stava giocando con il suo smartphone ad una versione gratuita di un clone malriuscito di Puzzle Bobble quando il telefono gli squillò all'improvviso.

"Chi è?" rispose con tono più seccato di quello che avrebbe voluto, ma forse era sul punto di sorpassare il settantesimo livello e, visto che era almeno la quattrocentesima volta che ci riprovava, era piuttosto irritante essere interrotto a quel punto. Gli rispose il suo migliore amico: "Ehi, sono io, ciao. Dove sei? ", il ragazzo lo avvertì di essere al pub e l'amico annunciò che lo avrebbe raggiunto.

Il ragazzo, prima di riprendere la partita, prese in mano il boccale di birra e ne bevve ciò che rimaneva. Appena finito di bere, appoggiò il bicchiere sul tavolo e si rimise a giocare.  L'effetto dell'alcool si fece sentire in fretta e al ragazzo si appannarono i riflessi. Tutto appariva ovattato e la partita, per l'ennesima volta, finì con lo schermo completamente pieno di bolle e la scritta LOSER che ne occupava la parte centrale. "Merda, mi sono deconcentrato un attimo e.. cazzo.. non riuscirò mai a finire il livello" pensò mentre premeva per la milionesima volta la scritta REPLAY.

Qualche minuto dopo entrò l'amico. Pure lui conosceva bene il pub e sapeva che avrebbe trovato il ragazzo al solito tavolo. In inverno, in quel paesino di mare, quello era il solo posto aperto ma, nonostante ciò, era quasi sempre desolatamente vuoto, specie durante la settimana (cioè in tutte le serate come quella). 
"Come stai, vez?" chiese il ragazzo ostentando un sorriso all'amico e lasciandogli lo spazio per sedersi sulla panca su cui stava lui. "Ah, niente di nuovo, soliti casini..." rispose di riflesso l'amico sedendosi. "Bugne amorose?" chiese il ragazzo, "Interpersonali, diciamo così" precisò l'amico. 

Il ragazzo, forse a causa della birra, pensò d'essere diventato un quasi filosofo e decise di iniziare un discorso sui rapporti interpersonali. Ordinò una birra a testa alla cameriera e iniziò a parlare: "Tu ce l'hai presente Puzzle Bobble?!?". L'amico lo guardò quasi sbigottito, poi rispose: "Certo che lo conosco. Tutti lo conoscono, almeno credo". 

Il ragazzo sorrise compiaciuto e continuò il suo discorso: "Sai cosa credo? Credo che i rapporti con le persone siano come una partita a 'sto giochino dannato che non riesco a finire. Prima pianifichi tutto, tutto sembra andare per il meglio, le cose sono chiare, ogni singola pallina ha un posto in cui deve andare a finire e tutto pare avere un senso. Ad un certo punto, però, il computer - che, fuor di metafora, sarebbe quello che chiamiamo destino - decide di mandarti alcune palline diverse da quelle di cui avresti bisogno in quel momento. Tu non sai più dove sistemarle, cerchi di nasconderle sotto le altre, in modo che, quando finalmente arriverà la pallina del colore giusto, anche tutte quelle sottostanti crolleranno con lei, liberandoti lo schermo e lasciandoti riprende a giocare con tranquillità. Però, magari, ti prendi una pausa nel momento meno opportuno. Oppure sei costretto a farlo. E, quando riprendi a giocare, sei in uno stato mentale diverso. E allora sbagli a mettere una pallina. E quell'errore, a catena, ne porta mille altri. Poi conta pure che, ogni 10 mosse che fai, la pressa scende un po' rendendoti le cose ancora più difficili. E allora sbagli. E allora incasini le cose. E allora non riesci più a riprendere la situazione in mano. E allora diventi un LOSER, come mi dice sempre questo cazzo di gioco di merda. E aggiungici pure che nella vita non hai il tasto REPLAY. Per questo la vita è un casino totale. Capisci cosa voglio dire?".

L'amico lo guardò incuriosito: "La vita non è una partita a Puzzle Bobble, seriamente. Ci sono cose che calzano meglio. Decisamente meglio", il ragazzo parve spazientirsi: "A me sembrava un discorso sensato il mio e, comunque, sentiamo: cosa descrive meglio i rapporti interpersonali?" disse con un tono che all'amico parve essere più duro di quanto non fosse in realtà.

"Le serie tv, decisamente" rispose l'amico con espressione seria e convinta poi, senza aspettare che il ragazzo replicasse, riprese a parlare: "Hai presente le serie tv? Ecco. Loro sono come le persone. Ci sono serie tv adatte ad ogni tipo di rapporto interpersonale. Prendi Casa Vianello, ti fa rendere conto di quanto, alla lunga, le persone monotone risultino patetiche fino a diventare la parodia di loro stesse. Ogni singola volta che guardi Casa Vianello sai già esattamente cosa succederà nella scena seguente. E alla chiusura di ogni puntata ci sarà Raimondo Vianello che legge la Gazzetta e la Mondaini che prende a calci il piumone. Tutto lineare, tutto chiaro, tutto dannatamente piatto. Tutto enormemente noioso. Molte persone sono così. E sono persone con cui è piacevole trascorrere del tempo. Se sei in coda alle poste". Il ragazzo sorrise e l'amico riprese a parlare. 

"Poi ci sono persone che ti sembrano grandiose all'inizio e poi, con il tempo, ti danno l'impressione di essere totalmente inaffidabili, che le troppe attese che avevi riposto in loro saranno puntualmente tradite. Una dopo l'altra. Fino a che non le perderai di vista senza neppure rendertene conto. Roba tipo <FlashFoward
? Mio Dio che palle! Guardiamoci per la millesima volta Saw, almeno c'è un po' di sangue>>, hai presente?". Il ragazzo ridendo disse: "Vez, ma tu stai troppo in fissa con quella roba splatter!", l'amico sorrise a sua volta e poi riprese a parlare.

"Con altre persone capita di vivere rapporti che sembrano C.S.I.. Sai già come finirà, ma non come si arriverà alla fine. In C.S.I. il cattivo viene arrestato (sempre per un piccolo errore) in ogni puntata. Con certe persone smetterai di averci a che fare puntualmente, ogni volta, a volte a causa di un piccolo errore, altre, invece, non è neppure necessario succeda niente: certe persone semplicemente si perdono, come era prevedibile succedesse. Succede quel che sapevi sarebbe successo: puoi stupirti del finale o, anche rimanerci male, ma sapevi sarebbe finita in quel modo".

Il ragazzo intanto era arrivato circa a metà del secondo boccale di birra e parve appassionarsi sempre di più al discorso: "Ma ne hai una per ogni serie?" gli chiese quasi sfidandolo. "Non una per tutte... ma, pensandoci, potrei farmene venire in mente altre... tipo, ad esempio, ci sono rapporti strani (e pure speciali a loro modo) che sembrano come American Horror Story, non so se lo hai visto..." chiese rivolto al ragazzo che fece segno di no con la testa, l'amico riprese a parlare: "Ecco, vabbe' non è importante aver visto la serie. C'è una prima stagione con certi attori che fanno certi personaggi ed interpretano certi ruoli e una seconda stagione, con una storia diversa, con alcuni degli attori della serie precedente che interpretano altri personaggi con altri ruoli.  Nella vita possono capitarti persone così, non è certo una cosa comune, ma può capitarti. E poi ci sono persone, come alcune serie tv, che finiscono troppo presto. Lo fanno per qualche incidente di percorso, per scelta loro o perché altre persone più in alto di loro hanno deciso così. Ma spariscono, non torneranno e non li rivedremo mai".

Il ragazzo parve un po' deluso dal finale e chiese rassicurazioni: "Dai, ora stupiscimi con un finale degno. Quali sono i rapporti più fighi?", l'amico conoscendo il ragazzo da molti anni, si aspettava una domanda del genere e rispose sicuro: "I rapporti alla Lost" seguì una pausa scenica e poi riprese a parlare: "Qui il discorso si fa un pochettino più complicato. Stammi a sentire bene. Tu lo hai visto Lost?", il ragazzo rispose "Sì, l'ho visto ma non lo ricordo granché bene... spero comunque abbastanza da seguirti", l'amico sorrise: "Vabbe' te li ricordo io i fatti importanti. Nella vita, come in Lost, ti capiterà di avere a che fare da persone che non hanno nulla a che fare con te. Lì erano passeggeri di un aereo, nella vita potrebbero essere persone conosciute in giro, su un treno, in chat o nella stanza del buco, se sei di quel tipo lì". Il ragazzo rise sonoramente: "Mi ci sto avvicinando a grandi passi... e, comunque, no homo!" l'amico lo seguì nella risata e poi riprese a parlare.

"Poi in Lost c'erano gli Altri, ti ricordi? Quelli che erano già sull'isola quando sono arrivati i sopravvissuti al disatro aereo..." il ragazzo annuì e l'amico riprese il suo discorso: "Ok. Quelli lì sono quelli che facevano parte della vita della persona con cui hai a che fare. Sono lì da prima di te, a volte resteranno anche dopo che tu sarai andato via, altre volte andranno via mentre tu sei ancora lì. Ma sono parte della persona che hai e forse l'hanno, anche loro, resa così. Queste persone hanno anche un'altra insolita caratteristica... C'è un momento, a metà della prima stagione di Lost, in cui pensi che la risposta a tutte le domande stia dentro un tombino. E vedi loro che lo vogliono aprire a tutti i costi e si dannano l'anima per riuscirci. Anche le persone-Lost sono così. Credi che la risposta a tutto sia una roba che si trova facilmente e subito, a metà della prima stagione, mentre bisogna aspettare, a volte giorni, a volte mesi, altre volte anni, per riuscire a capirle fino in fondo."

Il ragazzo non fiatò e l'amico continuò a parlare: "Queste persone-Lost sono anche piene di misteri come la serie tv. Alcuni resteranno segreti, almeno per te, per sempre e per te non avranno alcuna spiegazione razionale, altri ti verranno svelati pian piano che vai avanti nel tempo e ti insegneranno a conoscere meglio la persona e, ti giuro, ne resterai affascinato. Ci puoi scommettere".

L'amico si concesse una pausa e prese a sorseggiare un po' di birra, poi continuò: "Le persone-Lost poi hanno un'altra caratteristica: hanno dei difetti. Piccoli difetti. Magari anche fastidiosi, che però rendono la serie (e la persona), più umana, più fragile, più alla tua portata anche. Magari anche incongruenze, piccoli errori di sceneggiatura, frasi fuori posto qua e là... Difetti, come dicevo prima, che però rendono una persona-Lost una persona, appunto".

Il ragazzo parve nuovamente incuriosito e azzardò una domanda: "Ma ce ne sono molte di persone-Lost?. L'amico non esitò un istante: "La persona-Lost è una. Una sola. E ti cambia la vita. Radicalmente. Ti fa provare cosa significhi DAVVERO avere un dopo e un prima. Dopo Lost, qualsiasi serie fatta su quello stile, ti sembrerà un clone malriuscito. Magari è anche meglio di Lost, ma tu non vorrai altro che riaverlo. Paragonerai sempre le cose a Lost e non ti piaceranno mai altrettanto. Non so se uscirà mai una serie televisiva migliore di Lost dal mio punto di vista... ho un'età ormai (oddio, non che sia ancora vecchio eh...) e posso dire  che niente nella mia vita è mai stato paragonabile a Lost. Ci sono altre serie che mi sono piaciute, magari anche tanto, magari Dexter, magari Prison Break, magari altre 10 che te ne potrei citare... ma Lost è Lost. E se lo seguivi quando lo davano in TV, dovevi aspettare mesi per vedere la puntata seguente. In quei mesi non vedevi l'ora che la scritta LOST apparisse d nuovo ad inclinarsi con quella dannata sigla iniziale così insignificante apparentemente, ma così inconfondibile e unica per chi la sa capire."

Sentì di essere caduto nel patetico, ma riprese immediatamente: "Ci possono essere persone-Lost in vari ruoli. Come nel telefilm è contemplata ogni forma d'amore: genitori, fratelli, amore passionale, amore disperato, amore romantico... anche nella vita ci possono essere varie persone cui vorrai bene. Ma una sola è la vera persona-Lost. Lost è amore. Amore puro. Questo è il senso!".

Seguì una pausa in cui l'amico si sentì proprio ridicolo e, infatti, precisò: "Almeno credo. Ma lo credo nettamente ... be' lo credo anche dopo aver bevuto gran parte della sera da solo, a casa, davanti ad un foglio di carta che imbrattavo scrivendo stronzate... oppure lo penso per questo? Ma d'altra parte mi dicevano che c'era una popolazione che le decisioni importanti le prendeva sempre da sbronza. Pare si sia estinta questa popolazione. Ma i tizi che hanno vissuto così devono essersi divertiti un bel po' prima. Quanti di noi possono dire di aver fatto la stessa cosa?  E ora fammi finire la mia birra: ho una decisione fondamentale per cui voglio assicurarmi di essere bello sbronzo..."

Fece a tempo a finire questa frase poi, nel locale, entrò Paolo. Entrambi lo salutarono. Il ragazzo  si alzò per tendergli la mano, mentre l'amico accennò appena un saluto con la mano, non staccando la bocca dal boccale come a volerlo svuotare in fretta. Paolo guardò i due e chiese loro: "Di cosa stavate parlando?", il ragazzo disse: "Niente di importante. Stavamo filosofeggiando sul senso della vita, sull'amore, sulla gente... cose così" poi aggiunse ancora: "tutto in parallelo tra la gente e i telefilm. Ora si parlava di Lost. E tu lo hai mai visto Lost?". Paolo scosse il capo: "No, mai". 


L'amico abbassò il boccale di birra, lo fissò negli occhi e, con tono solenne disse: "Allora, caro mio, tu non sai cos'è l'Amore".
Kra*2013