26/06/10

Il Ruolo del Clown


Fin da piccolo lui aveva avuto un solo talento: Riusciva a divertire le persone.
La gente arrivava addirittura a fermarlo per la strada pur di chiedergli di raccontare qualche storiella divertente. Ne sapeva a centinaia, ogni giorno ne aggiungeva di nuove, perfezionava quelle vecchie, scartava quelle che non funzionavano più. Lavorava sul suo piccolo show, che teneva per un ristretto pubblico di amici, con passione e gioia. Amava avere persone ad ascoltarlo.
Ogni persona ha, all'interno della propria compagnia, un ruolo. A lui era toccato il ruolo del clown. A lui non spiaceva per niente questo ruolo, tutt'altro, d'altronde “La risata è il modo più facile per arrivare al cuore delle persone” gli aveva detto un suo caro amico una sera, “Eh,Grazie! Aprendo la bocca ti facilitano la strada per arrivare al loro cuore” aveva pensato lui. Un paio di volte ripetè questa battuta di fronte alla sua piccola platea, ma non riscosse il successo sperato. Decise allora di mettere questa battuta nello “sgabuzzino della mia mente” come diceva sempre lui. Dove c'erano tutte le battute e tutte le persone che gli avevano dato grandi speranze e, poi, lo avevano deluso.
I suoi amici, quando era giù o troppo chiuso, per tirargli su il morale lo chiamavano sempre ad esibirsi “Ehi, tu! Che serata moscia questa, perché non fai il tuo angoletto del buon umore? Dai che ci facciamo tutti quattro risate”. Lui a volte non stava aspettando altro, a volte era invece reticente, ma mai si sottraeva a quel suo momento perché, in fondo, lui viveva per il riso delle altre persone. Ogni volta che una giovane ragazza gli mostrava di apprezzare le parole che lui faceva fluire, sentiva il suo cuore palpitare e, si illudeva, che anche a lei palpitasse allo stesso modo. Ma sapeva che, qualora il pezzo fosse finito prima del dovuto, alla ragazza sarebbe passato presto quel batticuore momentaneo. “E allora non finirà mai” si ripeteva e continuava a scavare a fondo, nel suo infinito repertorio, parole nuove, altre battute, nuove trovate, perché quell'illusione lo accompagnasse per più tempo possibile.
Un giorno lui, vide ancora una volta una ragazza che le aveva già fatto battere il cuore tempo prima, e decise che, quella sera, era quella giusta per tirare fuori la sua miglior battuta in assoluto: “La battuta perfetta” come la chiamava lui.
Iniziò il suo monologo con la solita routine, con entusiasmo ma con il tono compassato tipico di qui, queste cose, le fa da anni e poi venne il gran momento. Sgranò un poco lo sguardo, si voltò a guardare il pubblico e sentì di averlo tra le proprie mani allora pronunciò, con tono solenne, la battuta di cui era tanto orgoglioso. Sussurrò “Voi, in realtà, siete davvero riusciti a capirmi”. E poi iniziò a ridere, rise talmente tanto che, dopo un po', non riusciva più nemmeno a respirare. Ma continuava a ridere. Rise talmente tanto che diventò prima rosso in faccia, poi d'un colorito tendente al viola. Guardandolo diventare cianotico, qualcuno si preoccupò per lui. Si avvicinò, lo guardò e lui, sorridendo, disse "Capito no, non mi avete capito. Mai nessuno lo ha fatto. Ma spero mi abbiate amato lo stesso" e morì. Felice. Come felici aveva fatto quanti lo avevano amato, pur senza conoscerlo davvero.